Assertività - Intimità - Comunicazione Efficace


L'assertività è la capacità di comunicare le proprie opinioni, i propri pensieri, i propri desideri, i propri diritti e i propri sentimenti in modo diretto, appropriato e onesto.
I conflitti con gli altri possono essere causati dall'incapacità di far valere le proprie esigenze e i propri diritti.
In questo caso il comportamento passivo porta l’individuo a dover soccombere al comportamento aggressivo dell’altro.
Le critiche negative sono un’altra causa di litigi e conflitti molto aspri.

Il comportamento che ci porta a gestire positivamente le critiche negative e a correggere l’eventuale comportamento passivo o aggressivo, si chiama:

COMPORTAMENTO ASSERTIVO

È la capacità di comunicare le proprie opinioni, i propri pensieri, i propri desideri, i propri diritti e i propri sentimenti in modo diretto e onesto; cioè rispettando i propri bisogni e quelli dell’altro.
Il comportamento assertivo comporta due momenti:


· L’Ascolto, cioè l’attenzione all’altro, utile perché permette di comprendere correttamente la sua posizione, anche se diversa dalla propria.


· L’Espressione, cioè il momento in cui si cerca di spiegare la propria opinione e farla rispettare.

COMPORTAMENTI ASSERTIVI
  • Rispettare gli altri, i loro diritti e le loro opinioni;
  • Accogliere il punto di vista degli altri (il che non significa condividerlo);
  • Non subire i comportamenti aggressivi degli altri;
  • Disponibilità a cambiare le proprie opinioni;
  • Non esigere dagli altri che si comportino come vorremmo noi;
  • Non essere possessivi verso le persone che ci circondano;
  • Non sentirsi in diritto di giudicare gli altri;
  • Non svalutare né colpevolizzare;
  • Ascoltare i pareri ma saper decidere autonomamente;
  • Non lasciarsi manipolare;
  • Saper comprendere ed esprimere i sentimenti e le emozioni;
  • Auto-osservarsi e auto-valutarsi in modo giusto.
INTIMITA’ E ASSERTIVITA’

L’assertività è associata alla capacità di essere intimi. L’intimità è la capacità di aprirsi, comunicando con fiducia, spontaneità, pensieri sentimenti ed emozioni, alle persone significative della nostra vita, senza paura di essere giudicati e senza giudicare.
Le prime persone significative della nostra vita sono i nostri genitori.
A seconda dell’intimità che abbiamo instaurato con i nostri genitori da bambini, sapremo essere assertivi con gli altri da adulti. Inoltre potremo diventare intimi con altre persone significative che incontriamo durante la nostra vita: fidanzati, mariti, mogli, amici intimi ecc.

STILE COMPORTAMENTALE


Lo stile comportamentale è l'insieme di modalità relazionali che la persona adotta abitualmente e consistentemente nelle diverse situazioni interpersonali.


STILE ASSERTIVO


L'assertività implica la capacità di riconoscere le proprie esigenze e di affermarle, esprimendole, all'interno del proprio ambiente, con buone probabilità di raggiungere i propri obiettivi e di mantenere, al contempo, una positiva relazione con gli altri.


STILE AGGRESSIVO


Questo stile caratterizza la persona che tende ad agire in modo violento, impulsivo, esplosivo, scaricando immediatamente la propria tensione emozionale, senza tener conto degli altri e del contesto.


STILE PASSIVO

La persona agisce in maniera rinunciataria, incapace di esprimere le proprie opinioni, emozioni, sperimentando insoddisfazione nei confronti di se stessa e perdendo di credibilità e autorevolezza nei confronti degli altri.

COMUNICAZIONE EFFICACE

Per riuscire ad avere uno stile comportamentale assertivo, è necessario imparare a comunicare in modo efficace, stando in contatto con le proprie esigenze e saperle manifestare e stando in contatto con le esigenze dell'altro, sapendole accogliere.
Quando comunichiamo, non lo facciamo solo con le parole, infatti accanto al linguaggio verbale, è presente quello non verbale, che spesso è molto più potente del primo.

LINGUAGGIO VERBALE
caratterizzato da ciò che si dice a parole

LINGUAGGIO NON VERBALE
caratterizzato da TONO di voce, GESTUALITA', POSTURA, MIMICA facciale. Quest'ultimo linguaggio denota lo stato d'animo, le emozioni che prova l'individuo. In una normale conversazione i due linguaggi sono congruenti. Può capitare per esempio, che le parole dicano cose gentili e il tono della voce sia aggressivo:
in tal caso ci troveremmo davanti a una discordanza tra linguaggio verbale e non verbale. Questa incongruenza crea quasi sempre confusione nell'interlocutore e può finire per generare una lite tra le persone. Un altro esempio di incongruenza tra linguaggio verbale e non verbale può essere fornito da una persona che sta ascoltando un'altra persona senza guardarla, oppure dedicandosi a scribbacchiare su un foglio. E' chiaro che il tizio in questione non sia interessato alla conversazione e la persona che cerca di comunicare, si sentirà quantomeno ignorato!
La cosa migliore da fare quando non si ha voglia di ascoltare una persona, è dirglielo onestamente. Al contrario si rischia di non accogliere l'altro e di offenderlo con il nostro atteggiamento contraddittorio.

IL SILENZIO

Quando ci troviamo a parlare con qualcuno, spesso non sappiamo ascoltare e ciò che facciamo più spesso, è parlare sopra le persone, specialmente se stiamo litigando.
Fare silenzio e lasciar parlare è importante perchè:

1) Permette alle persone di esprimersi come meglio credono.
2) Noi potremmo così rispettare il bisogno, che abbiamo tutti, di esprimere le proprie idee, senza essere interrotti.
3)Inoltre, se stiamo parlando con una persona che vuole un consiglio, o che si stia confidando, ascoltandola in silenzio potremmo conoscere più dettagli riguardo la situazione. In questo modo, potremmo esprimere un parere più oculato e dare consigli più opportuni.
4)Stare in silenzio ci permette di notare lo stato d'animo dell'interlocutore.

Ovviamente il nostro silenzio non dovrà essere inespressivo anzi, dovrà essere animato da espressioni di interesse per la conversazione:

a) Cenni col capo
b) Un sorriso
c) Sguardo rivolto all'interlocutore
d) Corpo proteso verso l'intellocutore
e) Ci possono essere piccole frasi quali:
"Sì, ho capito...!"; "Interessante...!";
"Ti ascolto...!"; "Ti capisco...!" e altre frasi personali.

Queste espressioni assicurano il nostro interlocutore circa il nostro interesse alla conversazione; se non siamo disponibili all'ascolto per quasiasi motivo, è meglio rimandare la conversazione in un altro momento. 

RIFORMULARE E VERBALIZZARE

Dopo il silenzio, la seconda fase di una comunicazione efficace è riformulare e verbalizzare:

RIFORMULARE
vuol dire ripetere ciò che abbiamo capito, per assicurarci di aver capito bene, di non aver frainteso, senza dare nessun tipo di interpretazione.

VERBALIZZARE

vuol dire comunicare le nostre impressioni sullo stato d'animo che percepiamo nel nostro interlocutore, se lo sentiamo arrabbiato, triste, deluso, ecc.
In questo modo la persona si sente veramente ascoltata e presa in considerazione nei suoi sentimenti, cioè nell'aspetto più importante.
E' essenziale rispettare le emozioni dell'altro, anche se noi non proveremmo le stesse emozioni nella stessa situazione. L'altro è una persona distinta da noi, con identità, sentimenti, e stati d'animo propri.
Dobbiamo attenerci ai fatti che ci vengono raccontati e tenere lontana la tentazione di giudicare e di interpretare.

MESSAGGIO "TU":

Spesso nelle nostre conversazioni conflittuali e non, siamo soliti rivolgerci all'altro dicendo:
"Tu sei troppo...", "Tu dovresti...", "Tu non capisci...", "Tu mi fai sentire male! ecc. I messaggi "Tu" esprimono un giudizio su chi ascolta, intaccando l'intera persona, non il comportamento inadeguato. La persona giudicata col messaggio "Tu", si sentirà etichettata e svalutata, se si tratta poi di un bambino, la situazione è delicata perché il bambino non ha molte risorse interiori per gestire la critica e la svalutazione. Ovviamente l'autostima dell'interlocutore potrebbe ricevere una brutta botta, specialmente se è un bambino.

MESSAGGIO "IO":

Per evitare di giudicare l'altro e dare l'intera responsabilità di come noi ci sentiamo in una situazione, possiamo adottare il messaggio "Io": 
"Io mi sento male...quando...", "Io credo che...", "Io sento...", "Io immagino..."ecc. In questo modo non giudicheremo l'altro e soprattutto ci prenderemmo la responsabilità di come ci sentiamo in una determinata situazione.

CONCLUSIONI

Ovviamente comunicare in maniera efficace, essere assertivi, non giudicare ecc, è facile da leggere ma è cosa ben difficile da farsi!
Leggere questo post (ben poca cosa) o tomi interi di professionisti eminenti nel campo della psicologia, psicoterapia e chi più ne ha più ne metta, potrà solo farci rendere conto della complessità della comunicazione con l'altro, non potrà assolutamente farci comunicare efficacemente. Ci vuole un lungo allenamento che potrà farci distaccare dalle nostre abitudini comportamentali che sono radicate in noi, in profondità. servono corsi esperienziali che ci diano la possibilità di sperimentare di persona cosa vuol dire guardare l'altro in faccia e ascoltare le sue ragioni oltre che le nostre, quasi sempre percepite da noi come prioritarie!